Il mio blog

Resto o lascio?

Restare nei social o meno.

Di questo voglio scrivere.

Ogni tanto mi viene fuori questo dilemma che poi si dissolve per ritornare.

Esiste una parte di me che ritiene che cancellarmi dai social significhi un po’ togliermi da certi schemi sociali che oggi, in questa epoca storica, sono comunicazione, socialità, vicinanza e soprattutto opportunità e possibilità dal punto di vista lavorativo.

Mi rendo perfettamente conto che possono rappresentare, però, anche distanza, aspettativa, illusione, falsità e creare una sorta di dipendenza credendo che rappresenti la realtà vera.

Comprendo che siano una semplificazione perché nascondono la complessità di ogni essere umano, mostrandone solo alcune parti, oltretutto frutto di una auto-scelta e magari anche poco consapevole.

Ma ogni semplificazione ha le sue utilità soprattutto di fronte alla complessità.

A volte ho l’impressione che i social contribuiscano a sviluppare fortemente lo sguardo “all’erba del vicino che si vede sempre più verde”.

Altre volte ho notato che molte persone, che ti seguono sui social, pensano di sapere come stai, come ti senti e cosa stai affrontando nella vita e quale sia il tuo sentire più profondo.

Pubblichi un pensiero e magari si fanno anche il film che riguardi loro o che abbia a che fare con te che stai scrivendo, quando magari sono, a volte, solo parole che si condividono per qualcosa che si pensa, ma non si vive direttamente.

C’è chi condivide il bello, chi il peggio, chi le salite, chi le discese, chi i traguardi e qualcuno anche le sconfitte… pochi.

Poi ci sono le mode del momento: i giochi per capire a quale profilo appartieni, in questa pandemia, lo sticker del vaccino, o lo sticker della battaglia di turno, politica e sociale che si sta combattendo in quel momento e se non lo fai anche tu, già senti di essere la pecora nera o semplicemente quella che non sa vivere con leggerezza. 

Si creano spesso come delle catene virtuali che ti catturano, spesso anche senza che tu abbia modo di attivare un personale pensiero critico e, se per caso, lo fai e ti permetti di esprimere pubblicamente anche solo un dubbio, ecco che si mette in moto “la macchina del fango” che, perché invisibile, si pensa che faccia meno male ed invece è virale e quindi ne può fare molto di più.

Sui social si usa la parola “amicizia” per riferirsi alle persone a cui apri la vista sul tuo diario, un po’ come se invitassi a casa tua qualcuno, eppure tutti sappiamo che l’amicizia ha tutto un altro valore e terreno di espressione, ma le parole sui social spesso sono usate solo per sortire un effetto immediato forte e di breve durata e spesso di scarso significato profondo.

Eppure io ancora oggi non riesco ad accettare la richiesta di amicizia di persone che non conosco, seppure mi aiuterebbe a farmi conoscere come scrittrice emotiva.

E sento spesso dire “l’ho bloccato” sui social come segno di fine-rapporto-vero nella vita-vera.

I social sono anche dei facilitatori perché aiutano a ritrovare persone perse per strade o a conoscere persone nuove, trovate nel cammino reale, ma anche virtuale e per questo li amo molto. 

Sono anche dei fantastici promemoria perché nessuno può più dimenticare un’occasione, salvo la sfortuna di non essere entrata nei social proprio nel giorno del compleanno di qualcuno e quindi ritrovarsi poi a chiedere scusa per il mancato augurio.

Anche se ho scoperto che esiste un modo per cancellare la propria data del compleanno e magari al prossimo lo farò, chissà!

Sì perché in questa epoca è un po’ come se fosse dovuto l’essere sempre connessi, e se questo, per i più svariati motivi, non accade, sei immediatamente assalita da mille domande e ti ritrovi a dare spiegazioni che avresti anche evitato.

È da quando mi sono iscritta sui social, per lavoro, che vivo, nel mio cuore, questo dilemma sul restare o lasciare, perché sento che, tanto di questo mondo, non mi appartenga, ma sento anche che, se voglio fare arrivare le mie parole e il mio senso su questa terra, questo “strumento pubblico”, in questa epoca storica, è fondamentale.

Faticoso, ha un prezzo spesso alto, comporta delle scelte delicate, ma è fondamentale, almeno per la mia piccola esperienza di donna che desidera essere utile con una nuova professione.

Infatti se l’intenzione è quella di raggiungere le persone e le persone trascorrono gran parte della vita su questi “luoghi”, è lì che posso stare.

Scrivo “posso”, e non “devo”, perché capisco perfettamente che sia comunque una scelta personale e non un obbligo, anche se, spesso, la sento come una scelta obbligata, come l’unico modo per arrivare a più persone in questo mondo in questa epoca.

Un po’ come quando, tanti anni fa, non volevo comprare il telefonino alle mie figlie, salvo poi accorgermi che le avrei isolate da tutte le loro possibilità di socialità che usava praticamente solo quel tipo di strumento.

Sono rimasta comunque nei social sempre per lavoro, ma nel mentre, inutile negarlo, mi ha fatto piacere (e non lo avrei mai pensato prima) condividere anche momenti personali, emozioni vissute, esperienze di vita, a volte con un po’ di disagio iniziale, confesso, figlio del mio amore per la riservatezza, ma l’ho fatto e ne sono stata felice e so che potrà accadere ancora.

I social mi hanno fatto toccare con mano anche un altro rischio: quello di ricevere commenti da parte di persone che usano le parole senza darne peso o senza pensare al loro impatto, magari pensando “tanto c’è un computer che mi nasconde”; si leggono commenti di chi pensa di conoscerti a fondo solo perchè legge i tuoi post, e altri che invece leggono senza fare il minimo commento, per poi dirti in privato, nella migliore delle ipotesi, “io ti seguo sempre, faccio il tifo per te, ma non te lo scrivo”…anche questa scelta avrà un suo perché… che io fatico a comprendere però.

In fondo mi chiedo: quale modo si ha in una piattaforma web per capire che ciò che fai piace o meno, se non quello di commentare o mettere delle reazioni? Anche se, forse, scrivo questo solo perché ignoro tante logiche di funzionamento del mezzo.

Mi sono sentita dire in più occasioni che la mia modalità non funziona sui social: scrivo troppo e spesso anche concetti troppo profondi, i video devono essere di pochi secondi, le frasi ad effetto. 

La gente va veloce, mi dicono, e non vuole soffermarsi, non vuole conoscersi e la consapevolezza è troppo complicata poi da gestire, meglio vivere la vita che si ha, senza farsi troppe domande.

Ci ho provato, spesso con scarsi risultati perché sento proprio che aderire totalmente alle logiche di questo mercato (diciamo così) significhi un po’ snaturare la mia vera natura.

Eppure se la mia intenzione resta essere utile portando benessere attraverso le mie parole, come posso agire?

Spesso ho sentito dire, e devo ammettere che l’ho vissuto a volte sulla mia pelle, che il social abbia dato maggiore valore al condividere un’esperienza, più che viverla per se stessi, rendendola così pubblica, in modo tale che tutti possano sapere cosa fai, dove sei e con chi sei.

È proprio uno stare in relazione, me ne rendo conto, e come tale le cose si condividono.

Non siamo isole e non possiamo scendere da questo mondo.

Certamente possiamo scegliere di usare gli strumenti che ci sono nel rispetto del nostro essere e del nostro sentire.

Io ci sto provando, con alcune fatiche, facendo anche mille errori, ma va bene così, perché la vita, come scrivo spesso, non è perfetta e se anche sui social questo appare, ben venga!

Vogliamo mostrare il meglio, la posa migliore, lo sguardo migliore, il momento migliore, o anche il peggiore, per qualcuno, ma qualcosa mi dice che ciò che proviamo dentro ai nostri cuori, solo noi lo sappiamo e magari anche quelle poche persone che, nonostante i social, scelgono di alzare il telefono per sentire la tua voce o scriverti una parola gentile per farti sentire l’affetto, oppure che si fanno trovare sotto casa per guardarti dalla finestra se non puoi scendere, o anche chi ti regala un fiore raccolto in un prato, o ti strappa una risata perché capisce che ne hai bisogno e lo capisce perché si è preso il tempo per te più dilatato di un semplice click.

Tutto questo nei social non c’è, non esiste, non si vede e non si tocca, ma in fondo non è stato creato per questo.

Forse la connessione di cui si pensava al momento della creazione di queste piattaforme non aveva nulla a che fare con la vicinanza fisica ed emotiva profonda.

Però esiste un però.

Esistono le reazioni, i commenti, le condivisioni che comunque ti aiutano a sentire quella connessione per cui tu hai scritto o pubblicato un pensiero sul tuo diario.

Se non fossimo in cerca di condivisione, approvazione o terreno di confronto, scriveremmo nel diario segreto in camera nostra, no? non sul diario di una pagina di un social!

Ecco perché spesso, lo confesso, il mio istinto è quello di voler cancellare persone che risultano “non pervenute”, cioè che non esprimono la minima reazione nei confronti di ciò che faccio.

Anche se io stessa spesso ho cliccato l’opzione “non seguire più” su persone con cui non ho più piacere di stare in relazione, ma che magari non cancello perché penso che sia “troppo”, un po’ come quando ci si dice “mi prendo una pausa prima di lasciarti”.

C’è poi chi mi fa notare, infatti, che esistono gli algoritmi che decidono al posto nostro e magari sono proprio io la persona che per un’altra è assente e silenziosa.

Chissà su cosa si basano, mi piacerebbe a volte parlare con chi muove tutta la macchina social.

Ma esisterà?

Oggi mi è arrivato un messaggio che mi impediva di condividere un link perché il mio diario risultava in fase di controllo. Avrei tanto voluto chiedere a qualcuno il perché, ma quel qualcuno non saprei nemmeno dove cercarlo.

Cosa fare allora? 

Mi cancello?

Resto?

Prendo una pausa?

Trovo strategie alternative?

Non ho una risposta immediata.

Sono diventata sempre più brava a farmi domande e a lasciare che le stesse lavorino nel cuore.

Poi tutto arriva…

Più volte mi sono sentita e mi sento di un’altra epoca e forse per tante cose lo sono, ma questo mondo lo abito e non posso che abitarlo per quella che sono, con il mio essere così ancora poco conosciuto a me stessa e così ancora in cammino esplorativo.

Forse una strada potrebbe essere quella di prendere il buono, un po’ come vedere il bicchiere mezzo pieno o la torta che resta dopo che si è tolta una fetta, oppure potrei continuare a prendermi delle pause come già faccio, oppure continuare a fare quello che so fare con le parole.

Spesso mi sento asociale dentro al social.

Il colmo!

Non interagisco più di tanto per non trovarmi invischiata in sterili ed aggressive discussioni, oppure non seguo io stessa delle persone perché magari non vedo più nulla o perché non interessa a me scrivere più nulla.

Poi penso che ci siano persone che usano i social come compagnia, come un momento in cui dare notizia di sé perché magari sono sole o perché non hanno persone a cui telefonare o perché le hanno lontane e preferiscono con una frase sola avvisare più persone contemporaneamente.

E allora come faccio a sapere se una mia parola può magari arrivare a quelle persone che trovano, in quel momento di condivisione sui social, un momento di cura che li aiuta ad attraversare le fatiche della vita, a volte, troppo pesanti?

Come mai, ad esempio, Facebook nelle impostazioni ti chiede di nominare un erede che gestisca il tuo profilo in caso di morte? Ve lo siete mai chiesto?  Io sì.

Quindi il valore del nostro profilo social va oltre il nostro corpo? 

È visto come un luogo pubblico dove scrivere anche per chi non può leggere più? 

Quante volte io stessa ho scritto sul diario di una persona a me cara che non c’è più, sperando che potesse ancora leggermi? come se restasse traccia del mio pensiero, come se scriverlo pubblicamente fosse come urlarlo al cielo per essere ascoltata?

Quante volte pubblichiamo foto che ci colpiscono perché vogliamo condividerne le emozioni? e quante altre facciamo battute o siamo ironici per mascherare una solitudine reale inconfessabile o semplicemente perché ci va di fare una battuta a caso?

Ci sono associazioni, società, attività che hanno bisogno dei social come un bimbo del nutrimento materno, perché solo così hanno modo di arrivare alla gente.

Io stessa ho creato una pagina professionale con questo stesso obiettivo e quando leggo anche solo una persona che mi ringrazia, vado a letto serena.

Le variabili in gioco sono tantissime, me ne rendo conto, forse tante quante le emozioni diverse che sento di fronte a questi strumenti che catturano, senza dubbio, la mia attenzione.

Mi sento confusa, lo ammetto e forse, dopo questo mio pezzo, ancora di più.

Forse ciò che posso imparare a fare meglio è allenare un sano distacco, ricordando sempre la meraviglia dell’incontro degli occhi che si guardano e il suono della voce di una persona cara o la sensazione di una carezza o un abbraccio.

Questo ultimo periodo di vita, in fondo, ci dovrebbe aver insegnato la differenza tra l’essere in presenza e l’essere a distanza e, senza voler esprimere giudizi di merito, avere consapevolezza delle differenze, forse ci può aiutare a gestire ogni strumento per quello che è stato creato.

È proprio vero che le persone non hanno voglia di contenuti profondi? O non hanno voglia addirittura di pensare? 

Come mai si crede che portare “pensieri da pensare” non possa andare per mano alla leggerezza, alla spensieratezza e all’allegria?

Perché siamo così convinti che velocità e superficialità siano gli unici ingredienti per vivere sereni?

Perchè il fermarsi e stare con quello che c’è spaventa?

Sono domande che mi pongo, forse, perché so che la mia natura, pur essendo allegra, è anche molto profonda e sensibile e, senza dubbio, complessa perché ho un mio personale modo di processare ciò che vivo.

Avere tante informazioni non mi aiuta a fermarmi per godere ciò che accade e i social me ne danno miliardi al secondo.

Forse mi identifico troppo in ciò che faccio? O in ciò che provo?

Più scrivo e più scriverei su questo tema, quindi forse meglio fermarmi qui.

Non so se resterò sui social o se mi cancellerò, ma so che quando prenderò la mia decisione il criterio di scelta avrà molto a che fare con l’avere cura di me.

Non esiste una strada che sia giusta in assoluto, e nemmeno la cerco.

Io, nel provare a stare in armonia con ciò che faccio, continuo ad esprimere il mio essere attraverso le parole scritte che scelgo di condividere finchè sentirò che questo avrà un senso anche per una persona soltanto.

Se quell* sei tu e sei arrivat* alla fine di questo mio articolo, fammelo sapere!

Maria Elena

10 Commenti

  1. osanna donati

    un articolo bellissimo, ricco di profonde riflessioni, di domande , di dubbi, che solo le persone intelligenti e sensibili possono esprimere . La parte che più mi ha colpita è quella in cui parli dei profili di persone che non ci sono più . Non li cancelliamo . Alle volte continuiamo a scrivervi un pensiero , a condividervi una foto . Come faccio io sul profilo di Giorgio e anche di due amici conosciuti solo virtualmente .
    Nonostante i dubbi, i momenti di sconforto ( magari per qualche commento stupido o offensivo ) , RESTA . Le tue parole sono sempre belle , importanti . Aiutano , come scrivi tu, “ad attraversare le fatiche della vita , alle volte troppo pesanti. Un abbraccio

    Rispondi
    • Maria Elena

      Grazie Osanna! Ciò che hai scritto dona senso al mio condividere le parole. Il tuo RESTA scritto anche in maiuscolo è arrivato con tutta la sua intensità! Un grande abbraccio

      Rispondi
      • Marika

        Molto bello questo tuo articolo ricco di tante tue riflessioni che fanno pensare.
        Penso che devi sentire tu la voglia e necessità di condividere con noi i tuoi pensieri, riflessioni, parole ed esserne felice e contenta prima di tutto TU…insomma deve FARTI STARE BENE.
        Poi, parlando dal mio punto di vista, mi viene da dirti di NON MOLLARE…continua a farci compagnia ad insegnarci ed instradarci a farci stare meglio, a portarci spunti di riflessione sulla vita a tutto tondo.
        Per cui quasiasi scelta farai io sarò contenta perchè fatta per farti stare bene❤

        Rispondi
        • Maria Elena Friggione

          Grazie per questo commento e per le tue parole! Il tuo invito a non mollare mi rincuora molto! Mi fa piacere davvero! Grazie ancora!

          Rispondi
  2. Milena

    Arrivata in fondo 😉
    La mia opinione personale è che non siano i social il mostro ma i singoli modi di vivere la socialità…i social sono solo un amplificatore.
    Penso che ci sia una stragrande maggioranza di persone che vivono una socialità ‘malata” ma anche una piccola ma forte parte che lo fa in maniera serena e consapevole sia nella vita reale che in quella virtuale dei social..
    Condividere le tue parole e i tuoi pensieri penso debba essere un piacere prima di tutto per te. Se lo fai su un diario pubblico invece che su uno privato è perché hai piacere di condividere con gli altri l’emozione di quel momento. È una cosa positiva e rimane tale anche se non tutti coloro che entreranno in contatto con quel post saranno in grado di capirne o apprezzarne la vera natura. E’ come una canzone….l’autore la dona agli altri ma appena esce dal
    Suo privato non sarà più solo sua e potrà essere capita o meno, a volte il
    Significato persino stravolto rispetto all’intento iniziale…ma per lui comunque non cambierà.
    Io personalmente non scrivo quotidianamente, e quando lo faccio non parlo quasi mai direttamente di me. Però mi fa piacere ogni tanto condividere la foto di un momento, un tramonto, un elemento della natura…che in qualche modo comunque mi raccontano. E se lo faccio è perché sento di condividere una cosa positiva come fai tu quando condividi le tue parole.
    Quindi, il mio personale consiglio, è di continuare a farlo.

    Rispondi
    • Maria Elena

      Cara Milena sei arrivata in fondo! Grazie! Certamente ciò che scrivo dona un piacere prima di tutto a me. E’ la condivisione il dubbio. E’ il senso di utilità che desidero arrivi, ma è anche vero che ciascuno, come hai scritto tu, fa ciò che ritiene, a volte anche stravolgendo ciò che legge. Mi pare di capire che il tuo consiglio sia restare… Grazie e alla prossima!! Ti abbraccio

      Rispondi
  3. Antonio

    Bel pezzo scritto, ricco di tanti spunti per riflettere e far riflettere.
    Ogni mezzo di comunicazione così come ogni strumento di comunicazione assume connotazioni più o meno positive a seconda dell’uso che dello stesso mezzo se ne fa.
    I social non sono da meno.

    Rispondi
    • Maria Elena Friggione

      Grazie Antonio per aver letto e per essere arrivato in fondo! Ineffetti la differenza la fa sempre chi usa lo strumento, ma ce ne sono alcuni, come i social, che a volte sembrano avere un potere particolare che cattura anche le migliori intenzioni.

      Rispondi
  4. Alessandra De Rossi

    Sono arrivata anch’io fino in fondo nonostante in genere non amo gli articoli molto lunghi…tranne quelli che mi prendono e riescono ad incuriosirmi sino alla fine.
    Questo tuo articolo offre molti spunti per riflettere cosa è diventata la vita sui social e spiega benissimo perchè tanti di noi, per lo meno quelli più sensibili, hanno pensato qualche volte di volersi allontanare.
    Ma purtroppo i social sono solo lo specchio di come siamo diventati noi e questa realtà nn cambia anche se i pochi che si dissociano, se ne allontanano. Brava Mary sei una scrittrice sensibile e speciale

    Rispondi
    • Maria Elena Friggione

      Alessandra forse hai ragione tu nel dire che non cambia anche se in pochi si dissociano, ma a me viene sempre in mente una frase che amo: Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. E poi me ne viene in mente un’altra: siamo goccioline, ma l’oceano è fatto di infinite goccioline. Grazie per il tuo commento!

      Rispondi

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articoli correlati

Social è una parte del tutto

Social è una parte del tutto

Post dedicato a tutte le persone che credono di avere mie notizie solo guardando i miei social: Ciò che pubblico ha sempre a che fare con me e la mia vita, con ciò che sento, che penso, che provo.Pubblico per piacere, per portare nutrimento e per allenare il desiderio...

Dirsi ciò che si prova

Dirsi ciò che si prova

Oggi la mia riflessione si posa su un tema a cui tengo tanto: dirsi ciò che si prova.Ho sempre pensato che i non-detti creino distanze, ma non può essere che dirsi come ci si sente allontani comunque?È un tema che ha proprio a che fare con la scelta di condividere se...

Nel mio mondo delle meraviglie

Nel mio mondo delle meraviglie

Molte persone che mi conoscono nel mio intimo mi chiamano spesso “Alice nel paese delle meraviglie” perché è nota la mia incredulità (a volte anche riferita al mio sguardo che si fissa senza accorgermene) di fronte a posizioni a me distanti e distinte. Mi pare...

Categorie del mio blog

Pensieri

Racconti

Passioni

Emozioni

Per ricevere periodicamente news, novità e soprese, iscriviti alla mia newsletter

insieme

Iscriviti alla mia newsletter

Privacy

You have Successfully Subscribed!

Share This