Il mio blog

Mag 10, 2015 | Racconti | 0 commenti

Guanti di seta color blu cielo

Dante le prese le mani, senza guardarle e sentì subito le cicatrici sul palmo.

Profonde, grosse e ruvide. Capì che si trattava di bruciature e contrasse il suo corpo cercando di non farsene accorgere. L’istinto però lo portò a stringerle ancora più forte per cercare di non sentire, di non pensare, di non domandare, Allegra capì che aveva sentito. Erano al buio, ma lei chiuse gli occhi, non voleva, comunque, mostrare le sue lacrime. I brividi iniziarono a viaggiare lungo tutto il corpo senza una meta. Dante si avvicinò e le sussurrò che l’amava. Allegra non rispose. Non poteva. Non poteva ricambiare. Punto. Si erano ritrovati lì quella sera sulla collina, con tutta la città che li abbracciava luccicante in lontananza. Si erano guardati negli occhi a lungo, in silenzio, Allegra non immaginava che lui le prendesse le mani. Le sue mani. Non lo aveva calcolato. Lei che calcolava ogni cosa. Lo sguardo muto di Dante parlava, diceva tutto, ma lei fece finta di non capire. Non voleva dire di no. Non voleva dire di sì. Era emozionata però. Il suo corpo le mandava segnali da ogni parte, ma tutti senza alcuna spiegazione, senza alcuna ragione logica, tutti confusi. E se fossi capace di buttarmi senza pensare? Senza un perché? Allegra non era capace di non pensare, in gioco c’era troppo. Il prezzo da pagare era troppo alto. Io lo voglio gratis. Lo voglio in segreto, senza pagare, senza bruciarmi.

Non c’è sempre un perché alle cose che ti accadono nella vita, o forse sì. Allegra non si capacitava. Lei voleva capire sempre. Ma quella sera su quella collina, non lo voleva più. Viveva e basta. Magari ne fossi capace. Forse potrei fingere di essere un’altra me. In fondo io ora sono qui perché sono un’altra me. I suoi capelli lunghi lisci e morbidi spostati dal vento le accarezzavano il viso sorridente, ma contratto. Dante le spostò una ciocca di capelli perché voleva guardarle la bocca. Lei non abbassò lo sguardo. Non hai paura? I loro volti si avvicinarono lentamente e le loro labbra si sfiorarono. Non fu un bacio. Sentirono appena l’odore. Lei con le mani nelle sue non poteva. La sua mente era in un altro luogo, buio, chiuso, puzzolente. Dante non andò oltre perché capì che Allegra non era lì con lui. Non sono qui con te, le bruciature che senti nelle mie mani esistono davvero, non le hai immaginate, ed io non posso dimenticare quella notte, quel bastardo. Dante aveva il cappuccio della felpa sulla testa, lei lo guardava, non era il suo tipo, ma lei non guardava il suo corpo, guardava la sua anima, la sentiva, e non riusciva a staccare le mani dalle sue. Aveva sempre odiato farsi toccare le mani, dopo quella notte. Nessuno l’aveva mai fatto prima. Trovava sempre il modo o la maniera di sfuggire. Quella sera su quella collina una parte della sua cella si aprì. Lei aveva dimenticato i suoi guanti di seta color cielo. Lui l’amava. Lei no. Eppure restava li. Con lui. E non voleva essere da nessuna altra parte in quel momento preciso, se non lì.

La mattina dopo Allegra uscì di corsa con la sciarpa stretta al collo perché era molto freddo, il cielo azzurro, limpido e pieno di sole, ma un vento gelido comandava ogni nuvola e scendeva sulla terra passando sotto la giacca di Allegra fino ad entrare, senza permesso, nelle sue ossa. Lei provò un disagio proprio all’altezza della bocca dello stomaco, vuoto perché uscì senza fare colazione. Disagio perché la sua mente stava già discutendo con il suo cuore che stava viaggiando verso la sua terra, le sue origini. Lì dove il caldo entra nelle ossa al posto del vento gelido, e le scalda fino a farle sentire secche, asciutte e piene di energia. Non aveva mai accettato di vivere al freddo, lei che amava il sole, il caldo e la luce in grandi quantità, sempre.

Il vento, però, tirava forte anche dalle sue parti, in riva al mare. Ma era un vento che accarezzava. Aveva sempre amato da ragazzina andare a passeggiare da sola sulla spiaggia, e lo amava soprattutto quando c’era il vento che soffiava prepotente tra i suoi capelli lunghi. Era come essere accarezzata per lei, e ne aveva bisogno come della luce, del sole e del calore. Ma non l’aveva confessato mai a nessuno, anzi si irrigidiva ogni volta che sua madre o suo padre provavano a toccarla, forse perché non ne era abituata e il corpo partiva in automatico seguendo gli unici schemi mentali che conosceva. Eppure avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare a nascere e chiedere ciò di cui sentiva il bisogno, invece di stare nascosta ad aspettare. Se vuoi ti prendo per mano, ti abbraccio e ti porto con me lungo la strada che porta al mare e lì piano piano ti faccio assaporare l’odore del sale. Ad occhi aperti ora lungo il viale che portava al supermercato, immaginava di essere in riva al mare nella spiaggia del suo paese, ma il vento che tirava non le sembrava neanche lontanamente simile ad una carezza, anzi molto più vicino a dei graffi che le tagliavano la faccia e le mani. Sì le sue mani. Coperte da guanti di seta color blu cielo.

Arrivò in pochi minuti ed entrò velocemente perché in lontananza vide Anita e questa mattina non aveva alcuna voglia di subire il terzo grado. La sua amica non si era mai rassegnata a non ricevere una spiegazione all’accaduto. Allegra non l’aveva voluto mai raccontare a nessuno. Allegra, ora, era un’altra. Ma tutte le sue amiche ogni volta ci provavano, specialmente Anita che quando le si avvicinava non la lasciava andare mai via senza averle strappato un pezzettino della sua storia. Ogni volta restava però misteriosa nelle parti più interessanti. Così Allegra tornava a casa soddisfatta per essere riuscita a mantenere il segreto, mentre Anita nervosa ed indispettita per non averle scucito nulla di importante.

Era diversa Allegra. Non sorrideva sempre e comunque a tutti. Non riusciva a parlare di niente, e non attaccava bottone con chiunque le si presentasse davanti al naso. Era capace anche di tacere e questo non veniva visto di buon occhio da tutte le nuove amiche che si nutrivano di anime malandate altrui. Allegra odiava i pettegolezzi ed amava dire chiaramente ciò che pensava anche quando omettere sarebbe stata la scelta più comoda. Fece velocemente la spesa, senza nemmeno guardare la lista che aveva preparato in casa la sera prima e sempre con la sciarpa stretta al collo uscì e si diresse verso casa. Sentì che Anita la chiamò, ma fece finta di nulla, non si voltò nemmeno, avrebbe poi dato la colpa al forte vento. Lei voleva molto bene ad Anita, non voleva evitarla, ma non sopportava dover spiegare e non sopportava quel modo dolcissimo e fastidiosissimo al tempo stesso che aveva di riuscire a farla parlare anche quando lei non ne aveva alcuna intenzione. Non so come, ma ci riusciva sempre.

Anita capì benissimo che Allegra la sentì, ma che preferì continuare a camminare. Conosceva l’amica, anche se non fino in fondo. Da quando quella mattina di due anni fa, per sbaglio, Allegra girò le sue mani con il palmo verso l’alto facendo vedere i segni delle bruciature, Anita non si dava pace. Voleva assolutamente sapere cosa era successo. Allegra fu, però, molto svelta nel rigirare le mani immediatamente e, con una banale scusa, corse via. Non ne parlarono mai più.

Quella mattina entrata in casa appoggiò la spesa e non tolse subito i guanti. Si tolse la giacca, la sciarpa, ma i guanti no. Si sedette sul divano, appoggiò le sue mani mascherate sulle sue gambe e si guardò. Senza che lei volesse, le lacrime scesero lungo il volto, attraversarono tutta la faccia fino a bagnare i guanti. I suoi occhi fissi sulle mani. Le lacrime cadute furono come un campanello che suonò. Si alzò di scatto, sfilò i guanti senza guardare e si mise a riordinare la spesa.

Nel frattempo accese la radio, aveva voglia di cantare. Le capitava sempre dopo aver pensato a quanto accadde quella notte. Voleva allontanare da sé tutti i pensieri collegati a lui. Accese anche la televisione che non guardava mai, ma aveva bisogno di sentire voci intorno a sé, voci sconosciute, voci allegre, disperate, serie, arrabbiate, ma voci, suoni. C’erano momenti in cui il silenzio di quella casa era insopportabile per lei ed altri in cui non poteva farne a meno. Voleva ricordare, ma sognava di dimenticare. Erano ricordi dolorosissimi che riaprivano ferite profonde, sotterrate da tempo. Devi stare molto attenta Allegra, quando le anime dei ricordi vengono a farti visita, ti senti molto fragile e fatichi a tornare del tuo solito buon umore. E’ come se entrassi in una grotta e ci rimanessi per giorni. Ma la grotta non si vede perché è dentro di te. E’ nel tuo cuore, ed è così profonda e lontana da rischiare di perdere la strada del ritorno. Questo Anita lo sapeva molto bene.

Dopo pochi secondi, quella mattina la porta suonò. Allegra non rispose al primo squillo, perché tra la radio, la televisione e la grotta non era proprio presente a se stessa in quel luogo in quel momento. Ma Anita non si perse d’animo e risuonò altre tre volte, finchè la porta si aprì. Salì al secondo piano, e, contrariamente a quanto si aspettava, trovò Allegra davanti alla porta sorridente come poche volte l’aveva vista.

“Cosa ci fai qui a quest’ora?” chiese Allegra.

“Ti ho chiamata prima davanti al supermercato, ma non mi avrai sentita.” rispose Anita. “Non ti ho sentita!” mentì Allegra. “Stai bene? Hai una faccia!”

“Sì che sto bene! Piuttosto tu? Tutto ok?” chiese Anita.

“Certo! Non ti devi preoccupare per me, lo sai che sto bene! Vuoi un caffè?”

Anita, sapeva benissimo che era cominciato il primo atto di una commedia studiata ad arte dalla sua amica Allegra per depistarla, ma non aveva nemmeno voglia, quel giorno, di smascherarla. Si disse che se non voleva essere sincera, avrebbe recitato pure lei la commedia. Due vere protagoniste.

L’incontro finì velocemente, Anita tornò a casa sua molto prima di quando si sarebbe aspettata, ma sapeva che finita la commedia poteva anche chiudere il sipario, ringraziare e togliersi dalla scena, Allegra aveva recitato alla perfezione e lei pure. Due attrici finte in una vita vera.

Allegra, finalmente sola, aprì l’acqua della doccia, perché non aveva altro desiderio che quello di bruciarsi sotto l’acqua bollente. Bruciarsi. Dopo pochi minuti suonò il telefono fisso, non il telefonino. Stranamente. Aveva dato a pochissime persone il suo recapito telefonico, diffidente e riservata, chiusa nella sua gabbia.

“Ciao”.

Allegra riconobbe subito la voce, quella voce che aveva cancellato, sotterrato e odiato così profondamente. Non rispose al saluto. Si paralizzò. Come aveva fatto a rintracciare il mio numero e poi quello di casa? Quindi saprà anche dove abito, magari mi ha seguita e spiata da tempo. Lei riattaccò il telefono, così d’istinto, senza pensare. Avrebbe voluto fare tutt’altro, ma si trovo le mani appoggiate sulla cornetta sbattuta sul telefono. Guardò fuori dalla finestra, le nuvole erano colorate di rosa cipria, la luce nel cielo era chiara al punto da evidenziare le colline in lontananza. Si vedeva il palo della luce, nero, solo lui. Anzi no. Neri erano anche i pensieri che affollavano disordinati, la testa di Allegra in quel momento. Non aveva più visto né sentito Dante dalla sera prima. Avevano deciso che era meglio così. Lei non poteva dargli ciò che lui desiderava. Lei, con quelle mani bruciate, non poteva dare niente a nessuno. Eppure in quel preciso istante, l’unica persona che avrebbe voluto sentire era lui. L’avrebbe capita, questo lei lo sapeva bene. Si violentò nel non chiamarlo ed entrò sotto la doccia. Voglio farcela da sola. Le parole compresse dentro la bocca risalirono fin nelle tempie che cominciarono a pulsare violentemente. Non finirà mai. Pensò Allegra in quel momento. Non può avere questo potere su di te. Non può essere riuscito a trovarti, hai un altro nome, un’altra vita, un’altra casa. Chi ti ha tradito? Uscì dalla doccia e senza neanche mettersi l’accappatoio si diresse velocemente in cucina per cercare i suoi guanti di seta color cielo. Le capitava sempre quando si sentiva in forte difficoltà. Li voleva vicini. Non erano più lì. Lei era certa di averli appoggiati sopra la credenza. Non si separa mai dai suoi guanti. Sono una maschera troppo importante per le sue mani.

Anita. Doveva essere stata per forza lei. Ma per quale ragione? Forse voleva costringerla ad uscire senza, per obbligarla a spiegare, a sputare, una volte per tutte, l’accaduto.

Bastarda.

Tornò in bagno si asciugò e compose il numero di Anita.

“Ciao, senti già la mia mancanza?”

“Non mi prendere in giro Anita! Riportami subito a casa i miei guanti!”

“Quali guanti Allegra?, io non so di cosa tu stia parlando.”

Allegra riattaccò il telefono immediatamente. Capì che era iniziato il secondo atto della stessa commedia di poco fa a casa sua. Questa volta, però, lei non voleva essere la protagonista, non voleva proprio recitare. Era troppo arrabbiata. Anita aveva superato ogni limite. Si vestì, uscì di casa e corse sulla sua bicicletta nuova fino a casa di Anita. Legò la ruota al palo con il lucchetto nuovo che le aveva regalato la vicina di casa ficcanaso. Alzò la testa e non fece in tempo a fare nemmeno un passo, perché il sangue si pietrificò nelle vene impedendole ogni movimento. Lui era lì. Il bastardo era lì. Stava uscendo dal cancello di casa di Anita. Affrontalo Allegra! Non può più farti male, non siete chiusi in un’appartamento da soli, siete per strada, le tue mani sono già bruciate. Ci deve essere una spiegazione, una spiegazione c’è sempre. Anita e il bastardo. Ma come è possibile?

Allegra non riusciva a dare ascolto ai comandi che la sua testa le stava mandando. Il suo corpo non rispondeva, le sue mani friggevano, le sue cicatrici iniziarono a pulsare come se fossero fresche. Il battito del cuore pulsava lì dentro, perché anche lui era bruciato, come le mani, da quella notte. L’unico movimento che riuscì a far fare al suo corpo fu quello di abbassarsi dietro la macchina parcheggiata, senza, però, mai perderlo di vista. Aspettava di trovare coraggio, di uscire ed affrontarlo.

Il bastardo camminava sorridente, ma Allegra sapeva bene che quello non era un sorriso, ma un ghigno, il ghigno di chi è riuscito ad ottenere ciò che voleva. Una volta di spalle, Allegra, rassicurata dal non essere vista, si alzò e cominciò a camminare a passo svelto per raggiungerlo, ma lui stava già svoltando l’angolo della strada.

Allegra si bloccò all’improvviso.

Non riusciva a staccare i suoi occhi dalla tasca del jeans del bastardo.

I suoi guanti di seta blu color cielo spuntavano proprio da lì.

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