Mi piace guardare alla morte come ad una trasformazione. Mi aiuta a sostenere l’assenza fisica. Mi aiuta a capire il senso vero della vita, a comprendere che facciamo parte di un tutto più complesso, che va oltre ciò che vediamo, tocchiamo e sentiamo.
Le parole hanno un grande potere ed ho deciso che a me piace usare la parola trasformazione e non la parola fine.
E’ una parola che dona luce perché accompagna il cuore verso ciò che c’è stato e ciò che potrà ancora essere in altra forma, in un altro mondo, in un’altra luce.
Il bruco, quando diventa una farfalla, non sarà bruco mai più.
Se continuiamo a cercarlo vivremo solo la frustrazione e il dolore di qualcosa che non potrà più essere, ma se proviamo a volgere il cuore, perché non sono più gli occhi che devono vedere, ai colori delle ali della farfalla, forse riusciamo a cogliere ciò che c’è così com’è, anche se vorremmo altro.
La morte porta via, lo so … porta via dagli occhi, dagli abbracci, dai sorrisi, dal vivere insieme in questo corpo che ci è stato donato per camminare su questa terra, porta via dal vedersi vicini ed uniti, porta via dalla fisicità e ci fa assaporare una mancanza e un vuoto a cui non siamo abituati, perché non lo conosciamo, non lo viviamo e non lo vogliamo.
La morte ci chiede di usare altri sensi … ci accompagna nel mondo del sentire…
Sentire ciò che non si vede… e non si vedrà più in quella stessa forma.
Ecco perché ho deciso di mettere le mie energie, il mio cuore e i miei pensieri a parole che mi possano aiutare.
La parola trasformazione mi piace.
L’idea che tutto si trasformi in ciò che non si vede, e non si tocca, ma si sente, mi strappa un dolce sorriso che mi aiuta a vivere il dolore.
Ciò che si sente nel cuore verso ciò che c’è stato, resta per sempre e questo mi dona la pace di cui ho bisogno per accettare con la mente ciò che l’anima già sa.
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