In questi giorni Sanremesi ho compreso ancora di più un mio sentire che voglio confessarvi, magari può essere utile ad altri.
Mi sento frenata, anzi direi proprio bloccata, dall’esprimere pubblicamente pareri su personaggi ed eventi pubblici di qualsiasi genere.
L’immagine che mi arriva è quella di una gigantesca arena invisibile formata da persone reali, che hanno tra le mani pietre-parole, pronte a lanciarle, a prescindere.
Ho pensato di essere io poco allenata sul mio pensiero critico, e magari me la racconto dicendo che respiro sui social questo sentire, quando in realtà sono semplicemente un po’ vigliacca dal non prendere sempre posizioni nette.
Però poi mi sono fermata a riflettere e sono uscite le parole che ho scelto di scrivere:
La complessità umana è infinita, ed è difficilmente semplificabile in un parere personale, dato oltretutto su chi o cosa non conosco minimamente.
Penso a quante volte sono giudicata in maniera assolutamente differente da come mi sento di essere, o quante altre sono stata fraintesa, a quante, le mie intenzioni, non sono arrivate a destinazione per come io le avevo sinceramente nel cuore.
Quella spiacevolissima sensazione di sentirmi giudicata solo per ciò che appare…
Non la desidero per me, non la voglio donare agli altri, perlomeno ci provo!
Pubblicamente inoltre una persona sceglie di farmi vedere ciò che ritiene per una innumerevole quantità di ragioni sue personali, che non credo rappresentino in alcun modo l’unica realtà.
E quindi mi rendo conto che spesso scelgo il silenzio in pubblico, ma più di tutto sento come quella sensazione di blocco sia proprio un istinto a rallentare parole che arrivano veloci, ma solo perché figlie di miei giudizi (anche pre-giudizi) ed emozioni, che oltre a potermi portare fuori rotta, non hanno a che vedere con chi osservo, ma solo con me stessa.
Un parere certamente me lo faccio e ha molto a che fare con ciò in cui credo io.
La discriminante se espormi o meno ho capito essere per me il nutrimento, ossia portare sincerità con cura, proprio come postura dell’essere.
Ecco questa amo, e questa voglio fare mia più che posso.
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