Ho rallentato il mio passo.
Esco se mi va.
Incontro chi desidero.
Rido spesso e piango la tristezza quando arriva a farmi visita.
Mi fermo per ammirare la luce negli occhi del mio cane.
Scrivo ciò che sento.
Abbraccio chi amo e stringo forte quando sento di farlo, senza fretta, con calma.
Mi prendo il tempo per accarezzare.
Mi fermo per guardare negli occhi e dire ciò che provo, magari anche incerta, commossa e senza avere la parola pronta, aspettando, semplicemente, che esca ciò che c’è, occhi negli occhi.
Guardo i colori del cielo e degli alberi quando cammino e penso alla meraviglia della natura che si trasforma nel suo tempo perfetto.
Ascolto il rumore del mare, guardo il sole sorgere all’alba di un nuovo giorno.
Bevo un bicchiere di vino rosso, assaporandolo e cogliendo ogni sua sfumatura.
Spengo il telefono.
Chiudo gli occhi e respiro.
Le corse della vita le tengo a distanza più che posso, perché ho bisogno di sentire ciò che vivo, di gustare ciò che mangio, di apprezzare ciò che vedo, di sentire amore nei piccoli gesti.
La semplicità della lentezza del tempo che scelgo, mi aiuta ad accogliere la leggerezza di amare ciò che c’è, nel momento in cui c’è e mettere il mio cuore lì.
Forse è per questo che al mio fianco non c’è più chi corre e chi non riesce o non vuole rallentare, per fermarsi e guardarsi.
E va bene così.
In fondo anche le persone, a volte, sono come le stagioni: passano.
Ed io non voglio riempire correndo e rincorrendo.
Facile? Non sempre… Perché, a volte, l’istinto è correre per riportare a sè.
Abbiamo bisogno, per sentirci sicuri, di vedere che le persone che amiamo vanno al nostro passo, sono al nostro fianco, e ci dimentichiamo che ognuno ha il suo tempo, il suo ritmo, il suo spazio, la sua stagione.
C’è chi non ti vuole più al suo fianco, c’è chi crede di esserci ancora perché non si è nemmeno accorto che sei rimasta indietro, c’è chi, correndo, non si accorge che ti ha persa o c’è chi pensa che tu, anche a passo lento, sia sempre pronta a correre, anzi rincorrere, oppure semplicemente c’è chi non ci pensa perché va veloce ed ama farlo, disposto a pagare ogni prezzo.
Ho rallentato il mio passo perché voglio assaporare i dettagli di ciò che vivo, delle persone che incontro, dei luoghi che visito.
Essere rincorsi ti fa sentire guardato, ma ciò che nutre le radici dell’anima è sentirsi visto, e c’è differenza, perché vedere è come sentire, va oltre ciò che si guarda.
Seduta sul prato appoggiata ad una quercia, mi trovo a pensare a chi c’era e a chi ha deciso di non esserci più, perché non è la vita che porta via, non sono le corse, e nemmeno i pensieri, i problemi, gli impegni, le scarse energie e il poco tempo, ma sono le scelte che si fanno, che cambiano insieme ai cambiamenti dell’anima.
Si percorrono, insieme, tratti di strada del cammino della vita, e poi si prendono vie differenti, a volte anche senza dirselo, in silenzio.
In fondo dare spiegazioni a chi corre è come cercare di innaffiare una pianta, mentre qualcuno te la sposta sempre un po’ più in là… l’acqua cade per terra, nel vuoto, e non nutre la terra così come tu vorresti.
Non mi affanno più.
Accolgo ciò che c’è e scelgo per me.
Scelgo il mio tempo, il mio spazio e le mie stagioni, le persone, gli sguardi, le parole, i silenzi e i gesti.
Scelgo dove andare e con chi e lascio andare chi vuole allontanarsi perché, se lo sta facendo, è quello il suo passo ed è quella la sua direzione.
Io che vorrei il sole e i colori tutto l’anno, guardo la foglia che si stacca e cade dal mio albero e la lascio volare dove desidera, felice e grata per il tempo trascorso insieme.
E continuo a camminare con il mio passo più lento, con chi vuole esserci o con chi sceglie di fermarsi, chiudere gli occhi e, facendo un grande respiro, sentire nascere, dentro di sé, la fiducia che apre al cambiamento.
E così capisco che è vero che ho rallentato il mio passo, ma a rallentare non sono stati i miei piedi, ma la mia anima che sta imparando, giorno dopo giorno, a nutrirsi della meraviglia che sta dentro ogni trasformazione della vita.
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