“Vuoi essere le mie braccia per un minuto soltanto?”
Così chiese, all’improvviso, perché aveva una voglia immensa di farlo lei, ma non poteva, non erano vicine fisicamente.
Loro due sì.
Sapeva che era un giorno particolare per la sua amica, uno di quelli in cui gli strappi della vita tornano a farsi sentire, così come una cicatrice pulsa o fa prurito quando cambia il tempo.
E così ti sembra che lo strappo sia fresco anche se sono passati anni, perché il dolore non ha tempo.
Lo sapeva e lo sentiva perché la sua amica è di quelle che le ferite se le lecca in segreto come i gatti.
Voleva stringerla a sé proprio per questo e magari alleviare un pochino il bruciore.
Così pensò di chiedere in prestito delle braccia a lei molto amate.
Un cuore che batteva forte per lei.
Lo fece.
Un abbraccio stretto stretto, non con le sue braccia, ma con la sua anima.
E quella arriva sempre, anche senza i corpi.
Arriva prima ed arriva dove deve.
Senza permesso e senza regole.
In quell’abbraccio, straniero ai loro corpi, le loro anime si erano unite come lei desiderava.
Non è a questo che serve l’amicizia?
A far sentire l’anima accarezzata, accolta ed amata?
0 commenti