Strappi la pianta che cresce, senza permesso, perché un seme è caduto dal becco di un uccellino di passaggio.
Strappi, con forza, perché non è la pianta che avevi seminato tu, bastarda lei e bastardo il seme.
È diversa dalle altre che sono nel vaso eppure è forte, verde, robusta come se fosse stata scelta, più di tutto il resto.
Ma ugualmente ti ritrovi a strappare con tutta la forza che hai.
E ci riesci.
Ma ti accorgi che la radice è rimasta nella terra.
E la terra è fertile così come il tuo cuore.
La radice lavora dove non si vede e quella pianta tornerà a crescere, tornerà fuori alla luce del sole e magari l’uccellino ripasserà di lì e si poserà sulle sue foglie.
E così quando una persona mette radici dentro di te, quelle restano.
Restano e lavorano.
Se non le strappi lavorano nelle autostrade del cuore e si fanno sentire senza che tu le voglia ascoltare, quando meno te lo aspetti.
Sono un seme che nel cuore fa sbocciare un fiore speciale che si chiama vita.
Sono radici che portano sguardi, calore, abbracci e amore.
E pensi che, forse, puoi anche non strapparla più la pianta, perché un seme che cade, per caso, nella terra del tuo cuore ha creato comunque vita e la vita, così come l’amore, è più forte dei programmi, degli schemi e di ciò che tu hai previsto nel cammino.
È una vita che crea piante da radici che non si strappano perché volute dalla vita stessa.
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