La gentilezza mi avvolge leggera donandomi il calore che mi serve per esprimere chi sono, perché si prende cura di me, di quello che penso e di quello che faccio.
Illumina ciò che fa fatica ad uscire e crea ciò che non c’è.
Dona coraggio, fiducia e speranza.
Disarma sfilando dal cuore le spine che portano alla rigidità.
Mi dona la vista quando gli occhi vedono senza ascoltare ciò che la pelle sente.
Colora le giornate faticose perché dona la sensazione di cambiamento e trasformazione.
Se ci penso bene, di fronte ad un’anima gentile mi sento senza attriti nel cuore, e piena di gratitudine, perché la gentilezza è anche una scelta.
Cambia chi la vive e chi la riceve.
È un vestito che appartiene alle anime pure, umili, genuine, spontanee, che non fanno calcoli e non guardano alla convenienza.
L’anima gentile non fa grossi sforzi per esserlo, accade con la stessa naturalezza di un fiore che sboccia nella sua stagione.
Nè prima nè dopo.
Più che un vestito dell’anima è l’anima stessa che nasce gentile.
Si può allenare, però, perché spunti anche fuori tempo e fuori luogo.
Aggiunge sempre calore, infatti, ed elimina l’arroganza di parole, di pensiero e d’azione che, insieme all’insensibilità, chiudono le menti, oltre che i cuori.
Ma è solo dalle aperture che la luce può entrare ed, insieme a lei, l’amore di cui tutti abbiamo tanto bisogno.
Voglio trovare, perciò, il seme della gentilezza e piantarlo nei cuori che faticano ad aprirsi, quelli rigidi ed ottusi o quelli stanchi e feriti, ma, forse, il seme della gentilezza è la gentilezza stessa, quindi è da me che voglio partire: Voglio essere una persona gentile.
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