Una foglia verde e luminosa diventa secca ed arancione e cade.
Si stacca dall’albero da sola, senza fatica e senza paura, naturalmente accade.
E’ il ciclo della sua vita.
E noi la lasciamo andare, quella foglia, con il vento che la accarezza e la porta con sé in un altro luogo non stabilito, o forse sì.
La lasciamo andare perchè sono le stagioni, così la nostra mente racconta al cuore, ed ogni stagione ha, dentro, un suo miracolo.
E lo vediamo perché è la natura.
Maestra di vita e maestra di morte.
E la nostra di vita? Beh, quella è un’altra storia!
Facciamo fatica ed abbiamo paura a parlare di morte.
Le persone che amiamo non riusciamo a lasciarle andare con la stessa leggerezza d’animo, perché abbiamo il cuore pieno di tutta la vita che si è vissuto insieme e ci si è scambiati.
Emozioni di vita che, come colla, non aiutano il distacco dei corpi.
Vogliamo continuare a toccare, sentire, odorare, parlare.
Vogliamo vedere.
Se poi il viaggio comincia fuori stagione, vengono a trovarci anche la rabbia e un senso di ingiustizia, che restano appiccicate, continuando a macchiare ogni gesto e ogni pensiero.
Si ingoia un veleno che lascia un sapore amaro in bocca per sempre.
E si dimentica che l’anima va, comunque, lasciata andare quando il suo tempo con il corpo finisce, qualsiasi sia la durata, perché a noi non interessa pensare che ognuno ha il proprio pezzo di strada da percorrere, quel corpo lo si voleva ancora al fianco, lo si voleva vivere ancora e basta.
E così ci ritroviamo a cercare prove di vita dove non possiamo vedere, guardiamo il cielo in cerca di un segnale, e dimentichiamo che anche il pezzo di strada fatto insieme non si vedeva, semplicemente si viveva.
E tutto ciò che ci si è scambiati era, ed è, dentro i cuori di ciascuno, perché se è vero che i corpi si toccano e si vedono, è altrettanto vero che le emozioni si sentono e le anime si ascoltano.
E così come fa il vento con la foglia, possiamo imparare ad accarezzare con amore e tenerezza il vuoto che resta perché pieno di vita vissuta.
Ecco perché mi piace pensare che la tristezza per la perdita possa imparare a dare la mano alla gratitudine per essersi vissuti, per essersi amati, per essersi avuti a prescindere dal tempo, e insieme attraversare il pezzo di strada che manca a chi resta.
Cogliendo il disegno che esiste per tutti.
Un disegno di vita e un disegno di morte.
Foglia verde e foglia arancione.
Amore che si vede e amore che si sente.
Inizio e fine.
Vita.
Comunque vita.
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