Ogni anno l’8 marzo provo una sensazione difficile da spiegare, ma voglio farlo anche per comprendermi meglio attraverso le parole che escono, questa mattina, così fluide.
E’ una sensazione che a che fare con il disagio e allo stesso tempo la gratitudine e l’orgoglio, la frustrazione e il senso di impotenza. Ma forse anche con la fiducia e la speranza.
So perfettamente che storicamente, quella della donna, è una festa dedicata al ricordo e alla riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche del genere femminile, per questo ho letto che sarebbe più corretto parlare di Giornata internazionale della donna, eppure resta nel mio cuore anche quella sensazione ambivalente non ben definita.
Oggi ho letto diversi post che ho anche stimato: da chi parla di festa dell’umanità, a chi scrive che dovrebbe essere un’occasione per celebrare il femminile presente in ciascuno di noi, a chi desidera vedere meno fiori e più opere di giustizia, a chi preferisce torte mimosa al posto di omaggi floreali, a chi chiede questa memoria tutti i giorni e non solo un giorno all’anno, a chi condivide vignette ironiche, a chi ci crede tantissimo e si àncora alla politica.
Provo tanta tenerezza nel ricevere gli auguri da uomini che conosco, e un potente senso di unione e forza se l’augurio mi arriva dalle donne.
Se ricevo in dono un fiore ne sono felice, ma lo sono anche se lo ricevo un giorno primo o un mese dopo, e lo sono anche se ricevo un abbraccio o una parola a me dedicata, a prescindere dal giorno.
Amo il colore giallo, il profumo della mimosa mi piace senza esagerare, e sento tanta stima per le donne che riescono a vivere chi sono, ma anche per gli uomini che lo fanno.
Eppure quella sensazione mista resta.
Forse perché sono una donna che ancora non è riuscita a connettersi alla propria forza per quanto vorrebbe?
O perché devo ancora accogliere sul serio la mia fragilità?
O perché spesso ho la percezione di non respirare reali cambiamenti nella società in cui vivo?
Poca autenticità e tanti slogan?
Vedo in tanti uomini un femminile che adoro, di cui si vergognano o che nascondono per abitudine, conosco donne che, pur con la paura, fanno scelte salvifiche per loro, o altre che danno voce solo alla parte più maschile per svariate ragioni, credo che il principio femminile vada oltre i generi, ma continuo a vedere separazioni ed esitazioni che non gradisco.
Osservo anche donne che faticano a vivere una competizione che non abbia a che fare con l’affermazione più aggressiva. Così come ne vedo altre che, con coraggio, vivono chi sono, a prescindere dal contesto in cui si trovano.
Provo tanta ammirazione per chi si ribella a chi e ciò non permette la libera espressione, e stima grande per chi prova a cambiare sul serio, non solo per sé, ma per le grandi ingiustizie del mondo.
Io, in questo momento, mi sento piccola piccola e fragile, e allo stesso tempo forte abbastanza da condividere queste parole. Magari servono anche ad una sola persona, oltre che a me.
E poi mi hanno fatto venire in mente che forse un modo c’è per attraversare l’ambivalenza che provo: attraverso la gentilezza amorevole verso me stessa.
E, se ci penso bene, è questo l’augurio che voglio fare a tutti: Gentilezza amorevole.
Quella che, ogni giorno, aiuta ad addolcire lo sguardo, accompagnandoci ad essere chi sentiamo essere.
#giornatainternazionaledelladonna
Grazie Maria Elena per questo pensiero che hai condiviso e che mi fa tanto riflettere nel mondo in cui viviamo.
Rifletto e anche io provo un senso di ineguatezza come donna. Condivido tutto quello che hai detto e spero davvero che possa servire a smuovere il cuore della gente. Vittoria
Grazie a te Vittoria per esserti donata il tempo della lettura. Ci tenevo ad esprimere il mio sentire nella speranza che risultasse chiara la mia non ben chiara sensazione nei confronti di questa “festa” che poi non è festa, ma giornate di memoria. Grazie anche per il tuo apprezzamento e la tua volontà a riflettere. Io scrivo cercando di arrivare al cuore delle persone ed è il modo che ho scelto per abitare questa vita. Un caro saluto